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Su su su!

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Su su su!

E’ un sacco che non scrivo e sono costernata! Purtroppo credo di aver perso, almeno momentaneamente la mia verve sarcastica/aggressiva/strafottente/stronzetta…e infatti eccomi qua a scrivere un pezzo sull’ottimismo anziché insultare ignare passanti coi leggings a fiorellini.

Ieri sera sono stata a vedere l’ennesimo concerto di Cesare Cremonini, tra un po’ mi aspetto un cd gratis per devozione, e devo dire che, come sempre, è l’unica cosa che mi mette di buon umore più di guardare Inside Out!

Che cos’hanno in comune Cremonini e Inside Out? Ve lo spiego subito… Sul nuovo cartone animato della Pixar ne ho lette un sacco…che vuol dire che qualcuno ci comanda, che non abbiamo il libero arbitrio e minchiate varie che mi fanno capire come sono circondata da gente con due neuroni…ma de che stamo a parlà? Chi comanda? Comandano le emozioni! Eggià mi pare ovvio che lo facciano. Il messaggio del film intero era proprio quello: lo stesso accadimento nell’arco della vita può essere interpretato in varie maniere a seconda dell’emozione predominante. Siamo noi a decidere come vedere le cose, siamo noi a scegliere se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, è il nostro stato d’animo predominante che decide l’importanza da dare a ciò che ci succede…se sono in una fase allegra della mia vita, una fase in cui Gioia è lì a fare tutti i suoi ballettini nel suo meraviglioso abitino verde, sarà difficile che qualcosa mi toccherà…mi si rompe un tubicino della macchina la porto dal meccanico si accorge che non ho fatto la revisione, meno male che l’ho portata dal meccanico per questa bazzecola così si è accorto di tutto ciò che non andava; mi viene la febbre, ottimo, mi rilasso due giorni e mangio un po’ di più così alzo le difese immunitarie; non mi arriva lo stipendo, meno male che ho fatto la formichina e mi sono messa dei soldi da parte!

Ma se, per caso, c’è tristezza al comando del mixer ecco che nascono le tragedie greche….mi si è rotta la macchina, stavo per andare a fuoco per strada, sai? senza acqua nel radiatore, sarei potuta morire da un momento all’altro…e poi, come se non bastasse essere scampata alla morte così, un po’ per caso, la porto dal meccanico e scopre che non avevo fatto neanche la revisione! Ti rendi conto? Avrebbero potuto arrestarmi…o arrestarmi mentre andavo a fuoco… e ho speso 200 euro! 200 euro che si vanno a sommare ai soldi delle medicine di questa settimana…eh sì…guarda una cosa incredibile, ho avuto anche la febbre! Inspiegabile! Sì…tutto in contemporanea…e quando succede tutto ciò? Quando non ho ancora avuto neanche lo stipendio! No, neanche un euro ho visto! Da settembre…e mi succede tutto ciò! Tutte a me capitano! Che altro deve succedermi? Sono pronta a tutto ormai! Oddio scusami devo lasciarti mi si è rotta un unghia…te l’avevo detto! Tutto a me succede!

Il successo della Pixar, ad ogni modo, non voleva dirci che la tristezza non esiste o che è un sentimento inutile, anzi, ci sottolineava come la tristezza fosse il sentimento che ci serve, a volte, per far si che da parte degli altri ci sia comprensione, comprensione che ci porterà gioia e che ci farà dimenticare la tristezza; ci insegna che tristezza, a volte, serve a farci sfogare in modo da ripartire ancora più carichi di energia dopo un bel pianto; ci mostra che tristezza, a volte, insieme a gioia, crea malinconia, che non è poi un sentimento negativo ma un sentimento che ci fa sorridere nonostante il velo di tristezza che si porta dietro. Tristezza a volte, e sottolineo, a volte, è utile a farci andare avanti.

E Cesarone nazionale dove lo collochiamo in questo quadro? Se nel cartone animato erano presenti solo i sentimenti base, ovviamente, c’è un sentimento che, nella mia vita e nella mia tavolozza dei sentimenti si crea spessissimo e che è sarcamo autoironico e capacità di sfanculare persone e fatti. E questo è ciò che trovo nelle canzoni di Cremonini….oh come sono triste, mi hai lasciato, non è più domenica, non si dimentica, la casa è buia e desolata, il tempo che davo all’amore lo tengo solo per me…ma vafanculo mi sto abboffann e marmellata, quella che mi nascondevi tu, stronza! oh che depressione, ho scoperto che non mi ami e le tue parole fanno male, tu mi attacchi io resto zitto come un coglione e tu sei sempre più stata forte di me ma guarda che lo so che soffri anche tu, le tue labbra stanno male, non hanno labbra da mangiare…però sai che ti dico? Se due lunghe e romantiche vite devono essere divise da qualcosa sai da che lo sono? Da queste rime! Ti sfanculo io mica tu?! Sono le 6 e 26, non dormo, soffro, sono così depresso che esco a bere, i bar sono chiusi e parlo con una puttana e lei sembra più felice di me…ma quanto sono sfigato? eh mi spiace ma Dio non c’è per occuparsi di noi…poveri sfigati insieme….però sai cosa…forse Dio c’ha ragione…è troppo occupato a dar vita a uno stagno e forza a un oceano…mica può pensare alle cazzate nostre?

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Ovviamente questa sarà la mia interpretazione dei suoi pezzi perchè in me gioia e tristezza, quando si fondono, creano sfanculamento. Ma non è questa la cosa fondamentale. Che tu sia figlio di un re o capo di stato, uomo, donna, frocio, Lucio Dalla o Sinatra, l’importante è che gioia e tristezza creino qualcosa di nuovo. Finchè si ha la salute si ha tutto, dicevano i vecchi. E non a caso quelli so vecchi perchè hanno più esperienza degli altri, quelli lo sanno, quelli hanno vissuto cose per cui essere veramente tristi. Quelli hanno affrontato la guerra, hanno visto i figli morire, altri figli ammalarsi, persone sopravvivere a tumori, altre morirne, hanno patito la fame, hanno seppellito gli amici, hanno perso il lavoro, hanno visto i giovani disoccupati, li hanno aiutati a mettere un piatto a tavola. Hai la salute? E che vuoi allora?! Alzati, crea qualcosa, fai sì che gioia e tristezza si diano il cinque e inventa un’emozione nuova. Che sia sarcasmo, che sia forza, che sia stronzaggine ma che sia qualcosa, perchè senza quel qualcosa non c’è forza propulsiva e senza forza propulsiva non si va avanti. E lo sapeva bene Bingbong col suo razzo.

Non importa quale canzone canti, ma canta. Non aspettare che qualcuno ti spinga. Solo l’invenzione del propulsore ci renderà liberi.

Torneremo liberi…ma liberi da che…..